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Giovani in Italia: sempre meno, sempre più poveri

Sono aumentati i working poor. Giovani con un lavoro ma con un reddito alla soglia della povertà

by Veronica Aceti
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L’Italia invecchia e trascura chi dovrebbe farla crescere

L’Italia invecchia a vista d’occhio. I giovani scarseggiano e quelli che restano fanno fatica a sopravvivere. I dati non lasciano scampo: tra bambini e ragazzi sotto i 18 anni, la povertà assoluta è passata dal 3,9% del 2005 al 14,2% del 2021. Una crescita inquietante, che racconta una generazione dimenticata.

La povertà assoluta colpisce il cuore della società

Povertà assoluta significa non riuscire a coprire le spese minime per vivere: cibo, casa, riscaldamento, scuola. Un bambino in povertà assoluta non può scegliere, è intrappolato in una condizione che lo priva di dignità e futuro.

I numeri che raccontano una tragedia nascosta

Nel 2021 oltre 1,38 milioni di minori vivevano in povertà assoluta. Uno su sette. Nel Mezzogiorno, la percentuale supera il 16%. E la povertà non risparmia nemmeno i giovani adulti: tra i 18 e i 34 anni l’incidenza è passata dal 3,1% all’11,1% nello stesso arco di tempo. I giovani non lavorano, o lavorano male, e non riescono a costruirsi un futuro.

Il lavoro c’è, ma è precario, sfruttato e mal pagato

Molti giovani lavorano senza tutele, con contratti a termine, da freelance sottopagati o nel sommerso. Lavorano, ma restano poveri. Non possono pensare a una

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casa, a una famiglia, a un progetto. Vivono alla giornata, con l’ansia come coinquilina.

Il sistema scolastico non forma, seleziona e punisce

La scuola italiana non accompagna i giovani verso il lavoro. I percorsi sono rigidi, poco aggiornati, scollegati dalle esigenze del mondo reale. Chi nasce in un contesto svantaggiato resta indietro. Le differenze si amplificano, diventano destini.

Il divario territoriale segna i giovani del Sud

In Calabria, Sicilia e Campania i tassi di povertà minorile superano il 20%. Manca tutto: asili, trasporti, occasioni. Chi nasce là ha meno speranze, meno strumenti, meno reti. Lo Stato non riesce o non vuole intervenire.

La povertà brucia anche il futuro

Un bambino povero ha più probabilità di diventare un adulto povero. Si ammala di più, studia meno, lavora peggio. La povertà si tramanda come una malattia ereditaria, è un’ingiustizia sociale travestita da sfortuna.

Gli aiuti ci sono, ma sono pochi e male indirizzati

Il Reddito di Cittadinanza, i bonus famiglie, gli assegni unici non bastano. Troppo complicati, troppo burocratici. Servono politiche coraggiose, pensate per chi ha meno e non per chi urla di più.

Le proposte per non perdere un’intera generazione

  • Investire nella scuola pubblica, in particolare nelle periferie e al Sud
  • Creare lavoro stabile e dignitoso, con contratti veri
  • Sostenere le famiglie con figli, con asili nido gratuiti e tempo pieno a scuola
  • Premiare chi assume giovani, chi forma, chi crede nel futuro

Le associazioni non possono fare tutto da sole

Caritas, Save the Children, tante realtà locali fanno miracoli ogni giorno, ma non possono sostituire un sistema che abdica. La società civile resiste, ma senza Stato si lotta a mani nude.

Non c’è crescita senza giustizia per i giovani

Una nazione che abbandona i propri giovani rinuncia a se stessa. Se non invertiamo la rotta, il futuro sarà uno specchio rotto: tanti frammenti, nessun riflesso.

Serve coraggio, serve ascolto, serve una visione. Non bastano più i pannicelli caldi.

Bisogna riconoscere che c’è un’emergenza, e affrontarla. Ora. Prima che sia troppo tardi.

A cura di Veronica Aceti

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