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Sicurezza 2025: cosa cambia davvero in Italia

Decreto sicurezza 2025: cosa prevede e perché fa discutere

by Veronica Aceti
sergio mattarella

Il blocco stradale diventa reato: pene fino a 4 anni

Il nuovo decreto sicurezza 2025, firmato dal Presidente Sergio Mattarella e già in vigore dal 12 aprile, cambia profondamente il modo in cui l’Italia affronta i temi di ordine pubblico, manifestazioni, cannabis light e terrorismo. Il governo ha scelto la linea dura, inserendo misure che fanno discutere politici, attivisti e cittadini.

Una delle novità più immediate riguarda chi blocca strade o autostrade durante le proteste. Ora rischia il carcere fino a due anni, e la pena sale a quattro se l’azione coinvolge almeno cinque persone. Il messaggio è netto: stop ai blocchi che paralizzano il traffico e mettono a rischio la sicurezza. La protesta non può più fermare il Paese.

Cannabis light vietata in tutta Italia: addio ai grow shop

Un altro punto caldissimo del decreto riguarda il divieto totale di cannabis light. Stop alla vendita, alla distribuzione e persino alla coltivazione, anche se il THC è sotto i limiti di legge. In pratica, il settore che negli ultimi anni aveva dato lavoro a migliaia di persone – tra negozianti, agricoltori e imprenditori – viene spazzato via con un tratto di penna.

Per il governo, è una misura necessaria per evitare ambiguità e scorciatoie nel controllo delle sostanze stupefacenti. Per molti, invece, è un ritorno al proibizionismo che penalizza solo i piccoli e lascia spazio al mercato nero.

Più tutele legali per le forze dell’ordine

Nel pacchetto sicurezza trova spazio anche una norma pensata per chi indossa la divisa. Gli appartenenti alle forze dell’ordine, se finiscono sotto processo per azioni compiute in servizio, non dovranno più temere le spese legali: lo Stato se ne farà carico, purché l’intervento sia stato lecito.

La misura vuole rafforzare la fiducia degli agenti nelle istituzioni, in un contesto sempre più complesso, dove ogni intervento finisce sotto la lente dell’opinione pubblica.

Custodia cautelare anche per donne incinte

Fa discutere anche l’articolo che permette l’arresto cautelare di donne in gravidanza, se accusate di reati gravi. Si tratta di un cambio di paradigma: finora, la maternità rappresentava una protezione automatica contro la detenzione. Ora, però, il decreto prevede eccezioni in caso di pericolo concreto, soprattutto per reati legati a criminalità organizzata, droga o violenza.

Stretta contro il terrorismo fai-da-te

Nel cuore del decreto si inserisce una norma nuova, pensata per contrastare le minacce del terrorismo “artigianale”. Chiunque detenga o diffonda materiali con istruzioni per creare ordigni, armi chimiche o esplosivi, anche tramite web, rischia fino a sei anni di carcere. L’obiettivo è chiaro: colpire la fase preparatoria, prima che il danno sia fatto.

Scontro politico e polemiche: democrazia o autoritarismo?

Come ogni decreto sicurezza che si rispetti, anche questo scatena una tempesta politica. La maggioranza esulta, con Gasparri che parla di “atto dovuto”. L’opposizione accusa il governo di “autoritarismo” e critica il metodo: nessuna discussione parlamentare, nessun confronto, solo un blitz in Consiglio dei Ministri.

Il decreto ora passa alle Camere, che dovranno approvarlo entro 60 giorni. Ma le misure sono già attive, e i primi effetti si vedranno presto nelle strade, nei tribunali e nei palazzi del potere.

A cura di Veronica Aceti
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