Home Daynews24Chikungunya in Cina e in Europa: nuovi focolai e rischi

Chikungunya in Cina e in Europa: nuovi focolai e rischi

L’epidemia scoppiata in territorio cinese accende un forte campanello d’allarme in tutto il mondo, con particolare attenzione da parte delle istituzioni europee e italiane, che intensificano il controllo, la prevenzione e le strategie per difendere la salute pubblica e ridurre la possibilità di ulteriori contagi

by Nora Taylor
virus chikungunya 1

La situazione in Asia e i luoghi di origine

La provincia del Guangdong, nel sud della Cina, vive un’ondata epidemica di proporzioni mai affrontate prima. La città di Foshan e il distretto di Shunde registrano un numero molto elevato di malati, dovuto all’ambiente umido, alle piogge intense e alla densità abitativa. Questi fattori favoriscono in maniera decisiva la diffusione delle zanzare responsabili della trasmissione.

Gli insetti Aedes aegypti e Aedes albopictus veicolano un agente virale che provoca febbre improvvisa, forti dolori articolari e muscolari, cefalea e in diversi casi anche eruzioni cutanee. Gli studiosi hanno identificato il ceppo East-Central-South African, già noto in passato ma capace di propagarsi velocemente in centri urbani densamente abitati.

“Questa emergenza sanitaria non rappresenta una novità assoluta per l’Asia, ma l’ampiezza del fenomeno supera quanto osservato negli anni precedenti”, commentano i ricercatori locali.

Le misure di emergenza e le scelte delle autorità

Le istituzioni cinesi reagiscono con interventi energici e immediati. I malati vengono ricoverati in ospedali attrezzati e protetti da zanzariere per impedire nuove infezioni. Le squadre sanitarie impiegano droni per localizzare i ristagni d’acqua, effettuano disinfestazioni estese e introducono metodi ecologici, come pesci che si nutrono di larve.

Le autorità stabiliscono multe molto elevate per chi trascura la pulizia degli spazi privati e comuni, e arrivano a interrompere la fornitura di energia elettrica in edifici che non rispettano le regole. “Il contenimento dei vettori rappresenta la priorità assoluta per la protezione della comunità”, spiegano i responsabili sanitari.

Il ruolo delle organizzazioni mondiali e l’attenzione europea

Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) degli Stati Uniti diffonde un avviso ufficiale di livello due, invitando i viaggiatori a prestare massima attenzione con repellenti, abiti protettivi e zanzariere. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità segue con scrupolo l’andamento della crisi.

Nel continente europeo, la Francia e l’Italia rappresentano i Paesi più esposti, perché la zanzara tigre ormai si è stabilizzata in modo permanente. I ricordi dei focolai passati, specialmente nel Lazio e in Emilia-Romagna, restano vivi e dimostrano quanto sia complicato fermare rapidamente un’infezione che sfrutta la diffusione di insetti già presenti ovunque.

I casi italiani e i territori interessati

virus chikungunya 5

virus chikungunya ph fp

L’Istituto Superiore di Sanità segnala nuovi malati provenienti dall’estero e un episodio autoctono nella provincia di Piacenza, che ha creato forte preoccupazione. Poco dopo, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) conferma ulteriori focolai sul territorio nazionale.

La Regione Veneto, in particolare la zona del Veronese, registra diversi casi di trasmissione locale. Le istituzioni regionali organizzano campagne di sensibilizzazione per i cittadini, potenziano i programmi di disinfestazioni e migliorano i sistemi di monitoraggio. Nel frattempo, la Fondazione Bruno Kessler collabora con il sistema sanitario italiano, sviluppando modelli matematici che simulano la possibile evoluzione della diffusione.

Le prospettive future e la vulnerabilità del nord Italia

La Pianura Padana e il Veneto emergono come aree particolarmente esposte per caratteristiche climatiche e ambientali. L’alta umidità e le estati calde consentono alla zanzara tigre di riprodursi facilmente. Le autorità sanitarie invitano i cittadini a eliminare ogni ristagno d’acqua, a usare spray repellenti e a montare barriere fisiche come reti protettive.

“Solo la collaborazione tra popolazione e istituzioni potrà ridurre in modo significativo il pericolo”, dichiarano i responsabili delle campagne di prevenzione. La parola chiave diventa sorveglianza continua, sostenuta da attività di prevenzione mirata e di controllo costante.

Gli esperti sottolineano che l’Italia non deve abbassare l’attenzione. La crescita degli spostamenti internazionali e i cambiamenti climatici, che allungano la stagione delle zanzare, aumentano il rischio di nuove ondate epidemiche. Per questo motivo, il piano nazionale sulle arbovirosi prevede un sistema integrato che unisce disinfestazioni mirate, campagne di comunicazione pubblica e strategie di protezione individuale.

A cura di Nora Taylor
Leggi anche: Il diabete: il nemico invisibile del terzo millennio
Seguici su Instagram e Facebook!

error: Il contenuto è protetto!!