Una giornata di ordinario lavoro si è trasformata in tragedia nel cuore di Roma, ai Fori Imperiali, dove la storia millenaria della Torre dei Conti ha ceduto in modo drammatico. Il parziale crollo di una sezione dell’antica struttura, sottoposta a lavori di ristrutturazione finanziati con i fondi del Pnrr, ha portato alla morte dell’operaio Octay Stroici, 66 anni di origine rumena, estratto vivo dalle macerie dopo ben undici ore di strenuo lavoro da parte dei soccorritori, ma spirato poco dopo l’arrivo in ospedale.
Il primo boato si è avvertito intorno alle 11:20 del mattino. Improvvisamente, una valanga di calcinacci e detriti ha travolto i lavoratori impegnati nel cantiere, sollevando una densa nube di polvere sulla zona di Largo Corrado Ricci. In totale, cinque operai sono rimasti coinvolti. Due di loro hanno riportato solo lievi escoriazioni e hanno rifiutato il trasporto in ospedale, mentre un terzo, Gaetano La Manna, 64 anni, è stato subito liberato e condotto al San Giovanni con un trauma cranico, fortunatamente non grave, tanto da essere dimesso in serata.
La situazione più critica ha riguardato Octay Stroici, rimasto intrappolato per ore sotto le tonnellate di macerie. Le operazioni di soccorso, rese estremamente difficili dal rischio di ulteriori cedimenti – un secondo crollo è avvenuto nel pomeriggio, mentre i Vigili del Fuoco erano all’opera – hanno visto l’impiego di circa 140 pompieri e l’utilizzo anche di macchinari speciali per la rimozione dei detriti, come il gigantesco aspiratore “Elephant“. Nonostante la gravità della situazione, i soccorritori sono riusciti a mantenere un contatto con l’operaio per gran parte del tempo, alimentando la speranza in un miracolo.
“Abbiamo sentito un boato, poi c’è stato il crollo, poi per diversi minuti la polvere ci ha impedito di vedere qualsiasi cosa,” hanno raccontato i colleghi sopravvissuti, ancora sotto shock per l’accaduto.
Dopo oltre undici ore di sforzi incessanti, il 66enne è stato finalmente estratto in serata. Le sue condizioni erano disperate: ha avuto un arresto cardiaco già all’interno dell’ambulanza. Nonostante i tentativi di rianimazione e l’immediato trasporto al Policlinico Umberto I, l’uomo è deceduto poco dopo la mezzanotte. Ad attenderlo in ospedale, con angoscia e speranza, c’erano la moglie Mariana e la figlia Alina.
La notizia ha suscitato profondo cordoglio e reazioni immediate da parte delle istituzioni. La Procura di Roma ha aperto immediatamente un’inchiesta per disastro colposo e lesioni colpose, procedendo ora anche per omicidio colposo. L’area del cantiere è stata posta sotto sequestro per consentire gli accertamenti che dovranno chiarire le cause del cedimento, con le ipotesi che spaziano da un cedimento interno della struttura a un possibile errore nelle lavorazioni preliminari per la realizzazione di due ascensori.
Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha espresso la sua vicinanza alla famiglia, ribadendo un concetto drammaticamente attuale: “Di lavoro non si può e non si deve morire”. Analoga commozione è stata espressa dal sindaco Roberto Gualtieri e dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La comunità, stretta attorno al dolore della famiglia Stroici, attende ora risposte sulle responsabilità di questa ennesima tragedia sul lavoro.
A cura di Dario Lessa
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