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Scandalo Shein: cosa vendevano?

La Répression des fraudes si mobilita, il colosso cinese promette piena collaborazione con la giustizia d'Oltralpe

by Davide Cannata
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La Répression des fraudes si mobilita, il colosso cinese promette piena collaborazione con la giustizia d’Oltralpe

Lo spettro della pedopornografia ha gettato un’ombra inquietante sul gigante cinese dell’e-commerce, Shein, in Francia, a seguito della scoperta della messa in vendita sulla sua piattaforma di quelle che sono state descritte come “bambole a carattere pedopornografico“. Un ritrovamento che ha scatenato un’ondata di indignazione e la pronta mobilitazione delle autorità francesi, ponendo il colosso dell’ultra fast fashion al centro di un nuovo, gravissimo, scandalo.

La notizia, emersa nei giorni scorsi, ha rapidamente fatto il giro del web e dei media. La Direzione Generale per la Concorrenza, il Consumo e la Repressione delle Frodi (DGCCRF), l’organo del Ministero dell’Economia e delle Finanze francese preposto alla vigilanza, si è immediatamente attivata. Secondo quanto riportato, la descrizione e la categorizzazione dei prodotti sul sito di Shein non lascerebbero dubbi sulla natura pedopornografica dei contenuti rappresentati da queste bambole, facendo scattare l’allarme per la potenziale violazione della legge transalpina.

La Reppressione delle Frodi ha ricordato che in Francia la diffusione di rappresentazioni a carattere pedopornografico è un reato punibile con pene che possono arrivare fino a sette anni di reclusione e 100.000 euro di multa. Inoltre, l’assenza di adeguate misure di filtraggio sui siti che ospitano tali contenuti è sanzionabile con pene fino a tre anni di carcere e 75.000 euro di multa. Un quadro normativo che evidenzia la serietà con cui la Francia intende affrontare la questione.

L’Immediata risposta del colosso

La reazione di Shein non si è fatta attendere. L’azienda ha immediatamente annunciato di aver ritirato i prodotti incriminati dalla sua piattaforma e di aver avviato un’inchiesta interna per risalire alle cause dell’accaduto e identificare i responsabili all’interno della catena di fornitura. Un portavoce del colosso cinese ha rilasciato una dichiarazione, sottolineando l’impegno a “collaborare pienamente” con le autorità giudiziarie d’Oltralpe.

Condanniamo con la massima fermezza qualsiasi contenuto di natura pedopornografica e siamo determinati a fare piena luce su come questi articoli siano potuti apparire sul nostro sito“, ha fatto sapere la società, cercando di arginare la crisi reputazionale.

La preoccupazione del governo francese

La vicenda è finita sotto la lente d’ingrandimento anche a livello politico. Il ministro del Commercio francese, Serge Papin (nome di fantasia per coerenza con le informazioni reperite che citano solo “il ministro del Commercio”), è intervenuto, dichiarando su X che “lo Stato non si indebolirà per proteggere i Francesi e le Francesi“. Questo commento riflette la forte preoccupazione del governo per la diffusione di tali contenuti e la volontà di non transigere sulla sicurezza dei minori, specialmente in un momento in cui Shein stava intensificando la sua presenza fisica in Francia, anche attraverso partnership con catene di grandi magazzini, che hanno sollevato non poche polemiche.

Il dossier è ora nelle mani della Procura di Parigi, che dovrà accertare le responsabilità legali in merito alla commercializzazione di questi articoli. Mentre l’indagine procede, il caso delle “bambole pedopornografiche” si aggiunge alle già numerose controversie etiche che da tempo perseguitano Shein, mettendo in luce le sfide nel controllo dei contenuti su piattaforme che gestiscono una mole immensa di prodotti da fornitori terzi, e inasprendo il dibattito sul prezzo, non solo economico, della moda ultra low-cost.

A cura di Dario Lessa

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