A Parigi, dietro le mura del carcere de La Santé, Nicolas Sarkozy sembra vivere giorni di sospetto e inquietudine. L’ex presidente della Repubblica francese, condannato per il caso dei presunti finanziamenti libici alla sua campagna del 2007, avrebbe scelto di rifiutare i pasti serviti nella mensa del penitenziario. Al loro posto, solo yogurt. Bianco, senza zucchero, rigorosamente confezionato. Un gesto che, secondo chi lo conosce, non sarebbe frutto di una mania improvvisa, ma di un timore ben più profondo: la paura di essere avvelenato.

nicolas sarkozy PH Pinterest
Fonti vicine all’entourage dell’ex presidente raccontano di un Sarkozy ossessionato dall’idea che qualcuno voglia fargliela pagare, dentro o fuori le mura del carcere. L’ombra dei segreti legati ai rapporti tra la Francia e la Libia di Gheddafi — al centro del processo che lo ha travolto — continua a incombere su di lui. C’è chi parla di lettere anonime recapitate alla famiglia, chi di sguardi sospetti tra i detenuti, chi di messaggi filtrati da altri ambienti politici. Nulla di verificabile, ma abbastanza per alimentare una narrativa carica di tensione e paranoia.
La dieta di Sarkozy in carcere: solo “fiducia”
Il carcere de La Santé, uno dei più antichi e simbolici di Francia, non è certo un luogo tenero per un ex capo di Stato. Sarkozy vi sarebbe entrato con un atteggiamento riservato ma fiero, deciso a dimostrare di non godere di privilegi. Tuttavia, il suo rifiuto del cibo comune avrebbe subito attirato l’attenzione del personale penitenziario. Pare che gli siano stati offerti pasti “di sicurezza”, cucinati separatamente, ma lui avrebbe preferito non rischiare. Solo yogurt, qualche frutto, e acqua minerale. “È una questione di fiducia”, avrebbe confidato a un suo legale.
Intorno a lui, i pettegolezzi si moltiplicano. Alcuni agenti penitenziari avrebbero notato che Sarkozy tiene un piccolo taccuino su cui annota meticolosamente ciò che mangia e l’orario in cui lo fa. Un’abitudine che ricorda i comportamenti maniacali di certi uomini di potere abituati a controllare ogni dettaglio della propria vita, anche dietro le sbarre. Altri sostengono che abbia chiesto di ricevere yogurt di una specifica marca, la stessa che consumava a casa sua, quasi un tentativo di ricreare una zona di sicurezza in mezzo all’incertezza.
Sarkozy in carcere: l’opinione pubblica divisa
Nel frattempo, la Francia si divide. C’è chi lo difende, vedendo nel suo atteggiamento il riflesso di una persecuzione giudiziaria che dura da anni, e chi invece lo accusa di voler costruire una narrativa vittimistica, utile a riscrivere la propria immagine pubblica. I talk show parigini e i social media si riempiono di commenti ironici e indignati, mentre i sondaggi mostrano un’opinione pubblica sempre più disincantata.
A cura di Dario Lessa
Leggi anche: Il giro del mondo a piedi, l’incredibile storia di Pieroad