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Alessia Pifferi: la sentenza che nessuno si aspettava

I giudici riconoscono le attenuanti generiche alla 40enne accusata della morte della figlia di 18 mesi. Esclusa l’aggravante dei futili motivi

by Davide Cannata
alessia pifferi

È arrivata la sentenza di secondo grado per Alessia Pifferi, la donna di 40 anni accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia di appena 18 mesi nell’estate del 2022, nel suo appartamento di Milano. La Corte d’Assise d’Appello ha condannato la donna a 24 anni di reclusione, riducendo la pena rispetto all’ergastolo stabilito in primo grado. I giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche e hanno escluso l’aggravante dei futili motivi, ritenendo comunque sussistente il reato di omicidio pluriaggravato. La lettura della sentenza è stata accolta in silenzio, rotto solo da qualche sussurro tra i familiari della piccola Diana, la bambina lasciata sola in casa per sei giorni. La madre, presente in aula, ha ascoltato la decisione impassibile, senza tradire alcuna reazione evidente. I suoi avvocati hanno espresso “soddisfazione parziale” per la riduzione della pena, ma hanno anche dichiarato che “la sentenza non cancella il dramma umano che resta al centro di questa vicenda”.

Alessia Pifferi: ricostruzione e tesi del processo

Secondo la ricostruzione dei fatti, Alessia Pifferi avrebbe lasciato la figlia da sola nella culla, mentre si recava dal compagno a Bergamo. Al suo ritorno, la piccola era ormai morta di disidratazione. Durante il processo, la difesa ha insistito sulla fragilità psicologica della donna e sull’assenza di piena consapevolezza delle conseguenze delle sue azioni. La procura, al contrario, aveva chiesto la conferma dell’ergastolo, sostenendo che la madre avesse agito con lucidità e con totale indifferenza verso la vita della figlia.

Il commento dopo la sentenza e i prossimi passi

All’uscita dall’aula, la zia della bambina ha commentato con amarezza: “Nessuna sentenza potrà restituirci Diana. Ventiquattro anni sono pochi per una vita spezzata così.” Parole che racchiudono il dolore di una famiglia ancora sconvolta, ma anche il difficile equilibrio tra giustizia e compassione che questo processo ha sollevato. Ora la difesa valuterà se presentare ricorso in Cassazione. Intanto, la sentenza d’Appello chiude un nuovo capitolo di una vicenda che ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana. Dario Lessa

A cura di Dario Lessa

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