A Santarcangelo di Romagna, l’autunno non è una stagione qualunque: è il tempo delle castagne, del vino nuovo e delle corna. Sì, perché qui, nel cuore della Romagna più verace, la Fiera di San Martino — in programma quest’anno da sabato 8 a martedì 11 novembre — è un vero e proprio rito collettivo in cui la goliardia incontra il folklore. Da secoli, il santo che divide il mantello con il povero viene festeggiato con il calore del vino novello, le grida allegre dei mercati e, soprattutto, le inevitabili battute sulle “corna”, simbolo beffardo ma affettuoso di una cultura che non si prende mai troppo sul serio.
La tradizione della “Fiera dei Becchi”
La chiamano anche la “Fiera dei Becchi” o “dei Cornuti”, e non è difficile capire perché. In questi giorni, Santarcangelo si riempie di cartelli ironici, statue e sculture con corna ben in vista, appese persino sotto l’Arco di Piazza Ganganelli, come a voler ricordare a tutti che nessuno, davvero nessuno, può dirsi immune dalle burle del destino amoroso.
Secondo la leggenda, durante la festa i tradimenti segreti verrebbero alla luce, quasi che il vino e le risate avessero il potere di sciogliere le lingue e svelare gli altarini. E allora meglio riderci sopra.
L’omaggio alla Romagna genuina
Accanto alla satira amorosa, la Fiera di San Martino resta un grande omaggio alla Romagna più genuina. Le strade si riempiono di profumi irresistibili: dalle piadine appena cotte al “bustrengo”, dolce contadino di pane e miele, fino ai banchetti di vino novello che scorrono a fiumi tra brindisi e canzoni improvvisate. I visitatori arrivano da tutta Italia per immergersi in questo mix unico di folklore, comicità e buon cibo, mentre le osterie del centro storico si trasformano in teatri spontanei dove l’accento romagnolo fa da colonna sonora alle serate più rumorose e allegre dell’anno.
Il “Cornuto dell’anno”
Non mancano gli eventi collaterali, tra musica dal vivo, spettacoli comici e l’immancabile concorso per il “Cornuto dell’anno”, titolo ambitissimo e temutissimo, assegnato tra risate e maliziose allusioni. Si dice che ogni anno spunti qualche nome “illustre” del paese, e che anche i politici locali, pur fingendo imbarazzo, accettino di buon grado l’onore goliardico, consapevoli che a San Martino nessuno si salva dal gioco dell’ironia collettiva.
A cura di Dario Lessa