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Fuga dalla Germania: parla l’attivista

L’attivista di estrema destra tedesca chiede asilo negli Stati Uniti

by Davide Cannata
naomi

Naomi Seibt, venticinquenne tedesca, nota al grande pubblico come “l’anti-Greta” per via della sua opposizione alle narrazioni climatiche di Greta Thunberg, ha presentato una richiesta di asilo politico negli Stati Uniti sostenendo di essere perseguitata nel proprio paese per le sue idee politiche. Il caso, riportato dal The Washington Post, ha già acceso discussioni non solo in Germania ma anche oltreoceano: si intrecciano questioni di libertà d’espressione, sovranismo di destra, strategia migratoria americana e i rapporti angoscianti tra attivismo online e percezione di minaccia.

Seibt, che ha dichiarato di essere sottoposta a “sorveglianza dell’intelligence” tedesca, accuse di “diffamazione da parte dei media statali” e minacce di morte da gruppi antifascisti, afferma di non poter più tornare in Germania in sicurezza. Vive da tempo negli Stati Uniti e ha depositato la sua richiesta di asilo ai sensi della Sezione 208 dell’Immigration and Nationality Act.

Ma andiamo oltre la superficie: Seibt non è un’attivista qualunque. Nel panorama tedesco è riconosciuta come figura vicina al partito Alternative für Deutschland (AfD), produzione di contenuti online contraria alla “paura del clima” e favorevole a posizioni radicali sull’immigrazione e sull’identità nazionale. Questo le ha valso sia l’etichetta di “anti-Greta” che un ruolo simbolico nel dibattito internazionale sulla destra populista europea.

La richiesta di asilo e i legami con l’AfD

Secondo il suo racconto, dopo aver mostrato alle autorità tedesche le minacce ricevute, la risposta è stata non possiamo intervenire finché non sei o non sei stata rapita o uccisa. Un’affermazione che alimenta l’argomentazione di persecuzione politica: ma è un argomento valido? E quale sarà il responso negli Stati Uniti, dove le richieste di asilo da cittadini di democrazie consolidate sono rarissime?

Come sottolinea l’articolo del Washington Post, il fatto che il paese d’origine sia una democrazia occidentale con forte tutela dei diritti rende il riconoscimento d’asilo più difficile.

Nel contesto, emergono aspetti curiosi: Seibt ha stretto rapporti con figure di rilievo del conservatorismo americano, tra cui il miliardario Elon Musk e alcuni esponenti della corrente MAGA. Analogamente, la sua vicinanza all’AfD – a sua volta sotto osservazione da parte dei servizi tedeschi – posiziona questa vicenda come uno snodo fra due continenti.

Non mancano indiscrezioni: si parla di un progetto della Casa Bianca per dare priorità ad asili politici per europei “bianchi” che sostengono posizioni populiste o identitarie, uno scenario che Seibt pare in qualche misura rappresentare, volontariamente o no. In Germania, si mormora che anche dietro la sua richiesta ci sia una mossa simbolica — un segnale verso Berlino da parte di certi ambienti americani: volete silenziare il dissenso, ecco cosa vi risponderemo.

Reazioni in Germania e il dibattito sulla libertà d’espressione

Dal punto di vista mediatico in Germania l’accoglienza non è stata tenera: Seibt viene identificata come esponente dell’estrema destra, associata a teorie complottiste, al negazionismo climatico, al discorso della “grande sostituzione” e ambienti radicali online. Lei replica che clima realista è il termine corretto, che non è contro l’immigrazione in sé ma contro l’immigrazione incontrollata.

La questione che questa vicenda solleva è profonda: può un cittadino di un paese come la Germania invocare l’asilo politico come protezione da ciò che egli (o ella) percepisce come persecuzione ideologica? Dove finisce la libertà d’espressione e dove inizia la legittima protezione dallo Stato? E ancora, quanto pesa il ruolo dei network transnazionali della destra radicale nel ridefinire le alleanze e nel fare dell’esilio una strategia politica?

Ad oggi la richiesta di Seibt è sul tavolo delle autorità statunitensi. Il risultato e i motivi del verdetto avranno implicazioni che vanno oltre la sua persona, toccando questioni di politica migratoria, rapporti tra Stati Uniti ed Europa, e la definizione stessa di “dissenso” in democrazia.

A cura di Dario Lessa

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