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Digitalizzazione PA: siamo davvero pronti? La verità

L'Italia accelera sulla digitalizzazione dei servizi pubblici grazie ai fondi del PNRR, ma la spesa per la cybersecurity resta bassa e il ritardo europeo preoccupa

by Davide Cannata
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Con il PNRR e il piano Italia Digitale 2026, la Pubblica Amministrazione (PA) imprime una svolta alla modernizzazione dei servizi. Ma il successo finale si gioca su competenze, sicurezza e cultura dell’innovazione.

La trasformazione digitale della macchina statale italiana è giunta a un punto di svolta. Dopo anni di attese, i fondi del PNRR e del piano Italia Digitale 2026 stanno finalmente velocizzando la modernizzazione dei servizi pubblici.

La vera meta, oggi, non è più la semplice digitalizzazione di pratiche, ma la creazione di un apparato amministrativo connesso e progettato sui bisogni di utenti e aziende. La spesa ICT della PA nel 2022 ha oltrepassato i 7 miliardi di euro (un aumento del 5,8% sull’anno precedente). I dati AgID confermano che il trend di crescita medio annuo tra 2022 e 2024 si attesta sul +5,2%.

La destinazione delle risorse

Quasi la metà dei fondi (49%) è allocata per lo sviluppo di piattaforme digitali. Seguono le infrastrutture (20%), i servizi online (14%), i dati (8%) e solo il 4% è riservato alla sicurezza informatica.

È un segnale di squilibrio che richiede più attenzione ai rischi cyber, in costante aumento. L’adozione del cloud è ormai la norma: nel 2023 lo usa il 100% degli enti locali, il 95% delle Regioni e l’89% delle amministrazioni centrali. Migliora la gestione digitale degli incassi (passata dal 56,4% del 2018 al 70% nel 2022). La digitalizzazione delle gare d’appalto raggiunge il 53,6% e quella dei concorsi pubblici il 23,5%. Anche i cittadini si stanno abituando: il 41,2% degli italiani sfrutta i canali online per accedere ai servizi della PA.

Il divario europeo e gli obiettivi 2026

Nonostante questi passi avanti, l’Italia sconta un ritardo rispetto agli altri Paesi europei. Nel Rapporto e-Government delle Nazioni Unite 2024, il nostro Paese è sceso al 51° posto (dal 37° del 2022), posizionandosi tra gli ultimi in Europa per i servizi pubblici digitali.

Il piano Italia Digitale 2026 mira a colmare questo gap con investimenti cospicui: 900 milioni di euro per la migrazione al cloud e la razionalizzazione dei data center, e 1 miliardo di euro per guidare le amministrazioni nella transizione digitale.

Tuttavia, la digitalizzazione deve viaggiare di pari passo con una solida protezione dei dati sensibili. L’ENISA riporta che nel 2025 gli attacchi cyber alla PA sono aumentati del 19,2% su base annua. L’Italia è al secondo posto in Europa per numero di attacchi alla PA (26,3%), preceduta solo dalla Francia. Gli enti regionali (24,4%) e centrali (15,1%) sono i più bersagliati.

Zenita Group e il supporto alla PA

In questo scenario, acquisiscono importanza realtà italiane come Zenita Group, un polo tecnologico che unisce sei aziende (Maticmind, Page Europa, Recrytera, SIO, SIND ed Engine) focalizzate su infrastrutture ICT, cybersecurity, mobilità intelligente e digitalizzazione dei processi pubblici.

«Il valore della trasformazione digitale non sta solo nel trasferire processi su nuove piattaforme, ma nel ripensare il modo in cui i dati vengono gestiti, condivisi e protetti», evidenzia Lorenzo Forina, CEO di Zenita Group. «Il nostro impegno è aiutare la Pubblica Amministrazione a costruire un’infrastruttura digitale nazionale solida e sicura, basata su tecnologie proprietarie, competenze italiane e una visione di lungo periodo».

Zenita offre soluzioni integrate “end to end” che, grazie a un approccio basato su architetture interoperabili e data governance avanzata, gestiscono, proteggono e valorizzano i dati pubblici, assicurando efficienza e sicurezza.

Verso il futuro

La digitalizzazione della PA è un processo ormai avviato, supportato da ingenti risorse e una nuova consapevolezza. Come conclude Forina, «perché la trasformazione tecnologica generi valore reale, è fondamentale accompagnarla con una visione strategica, competenze adeguate e una cultura dell’innovazione diffusa a ogni livello dell’amministrazione».

A cura della redazione

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