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La verità scomoda sui Centri antiviolenza e il 1522

Un'analisi dettagliata svela le significative lacune nella conoscenza degli strumenti di sostegno e del numero nazionale antiviolenza: ecco come cambiare questa realtà

by Nora Taylor
centri antiviolenza ph fp3

Il giorno venticinque Novembre segna un momento essenziale per trasformare la semplice notizia in effettiva sicurezza e tangibile fiducia per le donne.

L’approfondita ricerca, commissionata e realizzata da Ogilvy con la specifica finalità di ribadire l’importanza vitale sia delle organizzazioni di assistenza contro la violenza sia del servizio telefonico di pronto intervento 1522, ha portato alla luce un insieme di statistiche estremamente rivelatrici e, per certi versi, inquietanti. Tra la popolazione femminile coinvolta nello studio, ben il 45% del totale ignora totalmente l’esistenza o la funzione fondamentale del 1522. A questo dato si aggiunge che il 53% del campione percepisce erroneamente questo contatto come un numero da utilizzare esclusivamente in situazioni di massimo pericolo o emergenza. Inoltre, un’altra statistica preoccupante indica che il 67% confessa di avere una cognizione estremamente carente riguardo alle modalità operative concrete dei Centri Antiviolenza (CAV) e, in particolare, ai servizi e supporti concreti che queste preziose strutture possono mettere a disposizione delle donne in difficoltà. Questi numeri mettono in risalto con forza una marcata discrasia tra la reale disponibilità di questi strumenti di supporto critici e la consapevolezza effettiva che le potenziali beneficiarie ne hanno.

Le preoccupanti carenze informative sugli strumenti di soccorso

Nonostante la delicata tematica della violenza perpetrata ai danni delle donne stia fortunatamente guadagnando una risonanza e un’attenzione sempre maggiori in tutto il territorio italiano, persistono ancora vaste aree di incertezza riguardo ai luoghi e ai modi più efficaci con cui le vittime possono richiedere e ottenere aiuto. Malgrado l’esistenza consolidata di canali e strutture specificamente deputate – tra cui spiccano il numero verde nazionale contro la violenza e lo stalking 1522 e gli indispensabili Centri Antiviolenza (CAV) – il grado di diffusione delle informazioni relative a questi supporti cruciali appare ancora notevolmente insufficiente. In concomitanza con la significativa ricorrenza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Ogilvy – una rispettata e storica organizzazione di consulenza operante a livello globale – ha pubblicato i risultati dettagliati di una meticolosa indagine di ascolto, condotta con rigore dalle sue unità specializzate in Data & Analytics e Strategy. La ricerca ha incluso le voci di donne provenienti da diverse regioni del Paese, coinvolgendo anche operatrici e figure di riferimento di vari Centri Antiviolenza. L’obiettivo primario era non solo quello di offrire un’istantanea aggiornata e fedele delle percezioni, dei bisogni inespressi e degli ostacoli informativi che rallentano i percorsi di presa di coscienza, assistenza e tutela contro la violenza, ma anche di formulare riflessioni strategiche per la comunicazione più penetranti ed efficaci.

Per quanto riguarda il versante dell’informazione, i riscontri che emergono presentano purtroppo forti contraddizioni. Da un lato, si possono registrare alcuni avanzamenti innegabilmente positivi: tra il 2023 e il 2024, le richieste di aiuto indirizzate al 1522 hanno registrato un incremento considerevole del 26%, e di conseguenza la familiarità con il servizio è aumentata significativamente (+52%). Questi esiti confortanti sono stati ottenuti anche grazie a una maggiore diffusione di campagne comunicative ben mirate e alla costante attenzione che i media hanno riservato ai casi di cronaca. Dall’altro lato, tuttavia, rimangono profonde e inaccettabili lacune nella conoscenza: ben il 65% dell’intero campione non conosce l’esistenza del 1522, e all’interno del sottogruppo femminile, quasi la metà, ovvero il 45%, ne è ancora completamente all’oscuro.

Il 1522 non è soltanto un contatto per le urgenze estreme

In quali frangenti e per quali motivazioni specifiche è consigliabile entrare in contatto con questo numero? È cruciale promuovere una riflessione meditata sui dati che sono emersi: anche se un 70% delle persone intervistate è in grado di identificare correttamente almeno una situazione appropriata per utilizzarlo – come subire aggressione fisica o psicologica, trovarsi in una condizione di pericolo o essere vittima di abuso in ambito domestico – il suo utilizzo effettivo resta spesso limitato a contesti strettamente emergenziali. Il 53% delle donne, infatti, considera il 1522 un numero da chiamare solo nei casi più disperati, e non lo riconosce come un vero e proprio spazio dedicato all’ascolto, alla prevenzione e all’orientamento, in grado di offrire un percorso di aiuto pienamente strutturato.

A riprova di questa visione ristretta, le statistiche confermano che anche la conoscenza dei Centri Antiviolenza appare fortemente parziale: il 67% delle donne dichiara di avere nozioni insufficienti sul loro funzionamento e sui servizi che mettono a disposizione. E sebbene sei persone su dieci siano consapevoli che i CAV offrono ascolto e consulenza a titolo gratuito, sono pochi coloro che sanno con precisione come, quando e per quali motivazioni ci si può rivolgere a loro. Solo un modesto 39% del campione è a conoscenza che i Centri si occupano attivamente anche di violenza di tipo psicologico, economico o digitale; la maggioranza continua a ritenere che il loro intervento sia richiesto solamente per chi subisce violenza fisica.

Questi elementi descrivono una diffusione superficiale e incompleta delle informazioni relative ai servizi cruciali offerti dal 1522 e dai Centri Antiviolenza. Nonostante questo, l’articolato sistema di supporto destinato alle donne per l’uscita dalla violenza è un organismo ben più complesso e articolato: si tratta di una rete professionale di esperte pronte ad accogliere ogni singola storia con empatia, costruendo itinerari individualizzati volti al recupero dell’autonomia e della libertà personale. Come specificano chiaramente le operatrici del CAV Casa Pandora Margherita Ferro di Genova: “Il centro antiviolenza è uno spazio di libertà e di pensiero, uno spazio per prendersi tempo per riflettere”. Una libertà che si fonda sul pieno rispetto dei tempi personali e delle decisioni autonome di ogni donna. “Sarebbe controproducente prendere il controllo delle decisioni di una donna che fino a quel momento è stata controllata” asserisce con acume un’operatrice del Telefono Rosa. “Non è un impegno irreversibile: puoi venire, parlare e poi decidere tu. Nessuno sceglie al posto tuo”. In questa prospettiva innovativa, il Centro Antiviolenza non rappresenta un luogo di costrizioni, ma piuttosto uno spazio di meditazione profonda e di rinascita, come ribadito con chiarezza nel colloquio con il Telefono Rosa.

L’importanza vitale della consapevolezza per la liberazione

Un elemento di estrema importanza in ogni percorso di emancipazione è la piena e profonda consapevolezza. Molte donne, infatti, non si riconoscono immediatamente come vittime di violenza, specialmente in assenza di lesioni fisiche visibili. Per questa ragione fondamentale, “bisognerebbe mettere in luce tutte le forme di violenza e anche la possibilità di parlare con qualcuno anche solo in caso di dubbio”, sottolinea una fonte informata del CADMI – Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate. Spesso, inoltre, si verifica una minimizzazione della violenza subita, tanto che le donne possono arrivare a chiedere, nel momento in cui contattano l’assistenza: “non so se sto chiamando il posto giusto. Non so se quello che vivo è abbastanza grave da essere considerato violenza”.

La ricerca promossa da Ogilvy ha lo scopo di evidenziare proprio questa interruzione di comunicazione tra ciò che il pubblico conosce del 1522, dei CAV e dei servizi di assistenza per le donne in difficoltà, e il loro effettivo e pieno utilizzo. In questo complesso panorama, risulta assolutamente indispensabile proseguire con determinazione nella promozione di una corretta e diffusa informazione sul tema e sui mezzi di supporto disponibili. Questo deve avvenire affinché tali strumenti non vengano attivati solo ed esclusivamente in momenti di emergenza, ma sostengano un itinerario progressivo e rispettoso di consapevolezza, protezione e vera rinascita dalla violenza, sempre nel pieno rispetto dei tempi e delle decisioni individuali di ogni donna. La loro efficacia, in effetti, non dipende solo dalla visibilità mediatica, ma anche dalla capacità di convertire una semplice notizia in fiducia autentica, e questa fiducia, a sua volta, in un accesso concreto e garantito ai percorsi che conducono alla libertà personale.

È proprio in virtù di questo impegno che Ogilvy, da sempre attivamente coinvolta nella battaglia contro ogni forma di prevaricazione e discriminazione, promuove con costanza iniziative volte a sensibilizzare il pubblico vasto su questioni di rilevanza sociale capitale e a esaltare il ruolo insostituibile che la comunicazione moderna ricopre nel diffondere la consapevolezza e nello stimolare un cambiamento positivo e duraturo per la società.

A cura di Nora Taylor
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