Sotto il sole a 40 gradi per pochi spiccioli
I rider pedalano sull’asfalto incandescente, mentre le app li guidano come burattinai invisibili. Glovo regala una manciata di centesimi a chi consegna sotto al sole assassino di luglio. Non bastano per una bottiglietta d’acqua, figurarsi per chiamarla “indennità di rischio”. Eppure continuano a correre, con il fiato corto e le speranze finite.
La retorica della libertà serve a mascherare lo sfruttamento
Chi lavora in strada non firma un contratto, accetta un algoritmo. Le piattaforme parlano di flessibilità, autonomia, collaborazione. Ma dietro le parole patinate si nasconde la fame. Fame vera, fame di soldi, di diritti, di rispetto. Ogni rifiuto pesa come un peccato, ogni pausa si traduce in meno punti, meno chiamate, meno guadagno.

Rider in città PH IG
I rider portano cibo ma spesso restano a digiuno
Portano sushi, poke, burger gourmet. Ma mangiano in fretta e in silenzio, se va bene. Qualcuno si accontenta di un panino secco, seduto sul marciapiede. Nessuno paga il tempo d’attesa, nessuno risarcisce la fatica. Glovo li chiama “partner” ma li tratta come numeri. Se si fermano, svaniscono. Se si rompono, si sostituiscono.
Corpi invisibili che attraversano le nostre vite
Ogni giorno incrociamo questi ragazzi e queste ragazze. Alcuni parlano poco, altri non parlano affatto. Hanno paura. Della pioggia, del traffico, dei controlli. Di ammalarsi, di non arrivare a fine mese. E noi? Li vediamo, ma non li guardiamo. Consumiamo comodità costruite sulle loro schiene. Fingiamo che non ci riguardi. Ma ci riguarda eccome.
Una monetina in più non cancella lo sfruttamento
Cinque centesimi. Questo è il prezzo della vita per Glovo. Non un centesimo in più, non uno in meno. E se il mondo resta in silenzio, allora siamo complici. Non basta indignarsi a parole. Serve dire no. Serve scegliere. Serve ricordare che nessun comfort vale più della dignità umana.
A cura di Veronica Aceti
leggi anche: il nemico invisibile del terzo millennio