Potrebbe essere davvero l’ultima estate della grande musica a San Siro. Dopo la delibera che ha dato il via libera alla vendita della cosiddetta Grande Funzione Urbana di San Siro – un pacchetto che comprende anche il celebre stadio Meazza – Milano si interroga su cosa ne sarà dei suoi leggendari concerti sotto le stelle. Da Vasco Rossi ai Coldplay, da Laura Pausini a Beyoncé, ogni estate lo stadio Meazza è diventato il cuore pulsante della musica live italiana e internazionale. Ma il passaggio di proprietà ai club di casa, Milan e Inter, potrebbe cambiare le carte in tavola più di quanto si pensi.
Le nuove priorità e le ipotesi sul tavolo
L’operazione, secondo quanto trapela da Palazzo Marino, è parte di un piano più ampio di riqualificazione dell’area, che punta a rinnovare completamente il quartiere di San Siro e ridefinire la destinazione dello stadio stesso. Se per i due club si tratta di una mossa strategica – utile a garantire il controllo diretto sull’impianto e a dare il via a una gestione più moderna e sostenibile – per il mondo della musica l’orizzonte appare nebuloso. «La priorità sarà l’attività sportiva», racconta una fonte vicina alle trattative, «ma non è escluso che i concerti possano essere fortemente limitati o spostati altrove durante i lavori di ristrutturazione».

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E qui iniziano le indiscrezioni. Secondo alcune voci, il nuovo piano di gestione potrebbe prevedere un calendario di eventi molto più rigido, con un numero massimo di concerti all’anno – forse cinque o sei – per ridurre l’impatto acustico e logistico sul quartiere. Altri rumors, invece, parlano di un possibile trasferimento temporaneo dei grandi show in altre location cittadine, come l’Ippodromo o l’area Mind di Expo, dove potrebbe nascere una nuova arena modulare da oltre 60mila posti. Una soluzione che piacerebbe ai promoter, ma che non avrebbe lo stesso fascino del “tempio del calcio”.
San Siro: molto più di uno stadio
Perché San Siro, va detto, non è solo un impianto sportivo: è un simbolo. È la cornice dove la musica ha scritto pagine indelebili della storia italiana. Vasco che canta “Albachiara” sotto la pioggia, Springsteen che si commuove davanti al coro del pubblico, i Coldplay che trasformano la notte in un arcobaleno di luci. Ogni artista che sale su quel palco sa di entrare in un mito. E proprio per questo l’idea che la musica possa dire addio a San Siro fa tremare i polsi a più di un fan. I prossimi mesi saranno decisivi. Il Comune dovrà chiudere la vendita e chiarire le condizioni d’uso future dello stadio. Milan e Inter, dal canto loro, non hanno ancora svelato i dettagli dei piani di restyling, ma fonti vicine ai club parlano di un impianto “più compatto, tecnologico e orientato al calcio”. Tradotto: meno eventi extragonistici, meno giorni di disponibilità per i promoter, più focus sul business sportivo. Resta da capire se la tradizione dei concerti potrà convivere con la nuova identità dello stadio. Alcuni ottimisti sperano in un compromesso: un San Siro rinnovato ma ancora aperto alla musica, con tecnologie acustiche all’avanguardia e un calendario programmato in modo più efficiente. Altri, più realisti, temono invece che questa sia davvero “l’ultima estate dei concerti a San Siro” così come li conosciamo. E allora, forse, le serate del 2025 saranno vissute con un pizzico di malinconia in più. Perché se è vero che la città cambia, si rinnova e guarda avanti, è altrettanto vero che certi luoghi appartengono alla memoria collettiva. E quando le luci del palco si spegneranno sull’erba di San Siro, non sarà solo la fine di un concerto, ma la chiusura di un capitolo di storia, di emozioni, di note che hanno fatto vibrare Milano e il mondo intero.
A cura di Dario Lessa
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