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Terremoto alla BBC: “Documentario modificato”. Volano teste

BBC, la tempesta del documentario su Trump “modificato”: dimissioni ai vertici e accuse di manipolazione

by Davide Cannata
trump

È una delle crisi più delicate degli ultimi anni per la BBC, il colosso dell’informazione britannica da sempre simbolo di rigore giornalistico e indipendenza editoriale. Tutto è esploso dopo la messa in onda di un documentario su Donald Trump, accusato da alcuni osservatori di essere stato “modificato” in fase di montaggio in modo da alterare il tono e il contesto di alcune dichiarazioni dell’ex presidente americano. Una tempesta perfetta che ha travolto i piani alti di Broadcasting House e scatenato un’eco internazionale, tra accuse, smentite e un clima di crescente sfiducia nei confronti dei media tradizionali.

Le accuse di montaggio e la reazione di Trump

Secondo indiscrezioni filtrate da ambienti interni, il materiale originario sarebbe stato sottoposto a tagli e rimontaggi “non concordati” con i produttori esecutivi del programma. Una scelta che, stando a quanto riportano alcune fonti anonime citate dal Guardian, avrebbe spostato l’equilibrio narrativo del documentario, facendolo apparire più critico nei confronti di Trump rispetto alla versione iniziale. Da Washington a Londra, la reazione non si è fatta attendere: l’ex presidente ha parlato di “giornalisti corrotti” e di fake news costruite per manipolare l’opinione pubblica”.

Terremoto ai vertici BBC: arrivano le dimissioni

A Londra, intanto, la bufera ha avuto conseguenze immediate. Tim Davie, direttore generale della BBC, ha annunciato le proprie dimissioni con una dichiarazione in cui ha detto di assumersi pienamente la responsabilità degli errori commessi”, pur rivendicando “la buona fede e la correttezza dei professionisti coinvolti”. A ruota è arrivata la decisione, altrettanto clamorosa, di Deborah Turness, amministratrice delegata di BBC News, che ha respinto con forza “le accuse di faziosità e manipolazione”, definendole false e strumentali.

Clima teso nelle redazioni

Le redazioni interne sono in fermento: si parla di riunioni concitate, di un’indagine interna già avviata e di tensioni tra i team editoriali e la direzione. Alcuni giornalisti avrebbero espresso disagio per la pressione politica subita durante la lavorazione del progetto, mentre altri difendono la legittimità delle scelte di montaggio come “prassi giornalistica ordinaria”. Il clima, insomma, è quello di un’istituzione sotto assedio, costretta a difendersi non solo dai rivali ma anche dalle proprie crepe interne.

Lo scontro politico e l’ombra sulla credibilità

Sul fronte politico britannico, la vicenda è diventata terreno di scontro. I conservatori accusano la BBC di essere un fortino liberal ostile alla destra internazionale, mentre i laburisti invitano alla prudenza e alla trasparenza, temendo che la crisi possa alimentare nuove spinte per la privatizzazione del servizio pubblico. Nel frattempo, negli Stati Uniti, i media vicini a Trump cavalcano la vicenda come ennesima prova del “pregiudizio dei media mainstream”, e c’è chi già parla di un possibile effetto boomerang capace di rafforzare l’immagine del tycoon in vista della campagna elettorale del 2026.

E mentre le prime pagine di tutto il mondo rilanciano la notizia, nelle stanze della BBC aleggia un interrogativo che pesa come un macigno: quanto può ancora essere credibile l’informazione, nell’era in cui anche la verità si monta e si rimonta come un video da mandare in onda?

A cura di Dario Lessa

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