Home Daynews24Alpinisti sull’Himalaya: ore d’angoscia, cosa sta succedendo

Alpinisti sull’Himalaya: ore d’angoscia, cosa sta succedendo

Si aggrava il bilancio degli alpinisti sull’Himalaya: perse le tracce di altri cinque italiani. L'incubo valanga inghiotte i sogni di vetta, la Farnesina coordina i soccorsi in una situazione "complessa"

by Davide Cannata
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L’incubo si è materializzato tra le cime innevate dell’Himalaya in Nepal, dove la paura cresce di ora in ora per le sorti di cinque alpinisti italiani le cui tracce si sono perse dopo una serie di incidenti fatali causati da intense tempeste di neve e valanghe. La lista dei dispersi si allunga drammaticamente, aggiungendosi ai decessi già confermati di tre connazionali: Paolo Cocco, Stefano Farronato e Alessandro Caputo, le cui vite sono state spezzate in due episodi distinti sulle vette del Panbari e dello Yalung Ri. La Farnesina, in una nota stringata che testimonia la gravità della situazione, ha confermato che non si hanno più notizie di altri cinque italiani, portando il numero totale di nostri connazionali di cui si teme il destino a sette, inclusi Marco Di Marcello e Markus Kirchler (sebbene per questi due i corpi siano stati in seguito recuperati o identificati secondo alcune fonti, la situazione resta confusa e drammatica).

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Il Ministero degli Esteri ha sottolineato la situazione “molto complessa” che le squadre di soccorso e il Consolato Generale a Calcutta, competente per l’area, si trovano ad affrontare, con comunicazioni rese estremamente difficili dalle condizioni meteorologiche proibitive e dalla lentezza della burocrazia locale.

Due tragedie distinte

La tragedia si è consumata in due scenari diversi. La prima vittima confermata è stata Paolo Cocco, 41 anni, e con lui sono stati successivamente identificati i corpi di Marco Di Marcello e dell’altoatesino Markus Kirchler, travolti da una valanga che ha investito il campo base dello Yalung Ri. Cinque persone, tra cui due francesi e tre nepalesi, sono state tratte in salvo, ma il maltempo e le temperature polari rendono ogni ora trascorsa un macigno sulle speranze di ritrovare gli altri ancora dispersi. Poco distante, sul massiccio del Panbari, si era consumata l’altra tragedia, quella che ha visto coinvolti il vicentino Stefano Farronato, 51 anni, e il milanese Alessandro Caputo, 28 anni, trovati senza vita all’interno della loro tenda, sepolti da metri di neve. Erano partiti con la speranza di completare il progetto “Panbari Q7”, una delle tante sfide che Farronato, alla sua diciottesima spedizione in alta quota, amava affrontare. Un loro compagno, Valter Perlino, era rientrato al campo base per un problema a un piede, salvandosi per una fortuita decisione che, in retrospettiva, si è rivelata provvidenziale.

Soccorsi difficili e speranze flebili

Le operazioni di recupero, secondo i pochi commenti trapelati dalle agenzie sul posto, sono state rallentate non solo dalle condizioni climatiche avverse ma anche, pare, da ostacoli di natura amministrativa che hanno bloccato il decollo degli elicotteri per ore preziose. In queste ore, il Console Generale d’Italia a Calcutta, Riccardo Dalla Costa, è giunto a Kathmandu per coordinare le ricerche e per un contatto più diretto con le autorità nepalesi e i gruppi di soccorso, nel tentativo disperato di fare luce sulla sorte degli altri connazionali. “Proseguono le ricerche”, si legge nel comunicato della Farnesina, ma l’amara consapevolezza che il tempo stringe si fa sempre più palpabile, mentre le famiglie in Italia attendono con il cuore in gola notizie dai confini gelidi del tetto del mondo.

A cura di Dario Lessa

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