Home Daynews24“La libertà non si negozia”: cos’è successo al Pentagono?

“La libertà non si negozia”: cos’è successo al Pentagono?

Rifiuto unanime dei media USA, da CNN a Fox News, alle nuove restrizioni. Un gesto silenzioso e dirompente contro le regole volute da Trump: "La libertà non si negozia"

by Davide Cannata
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Un vento di contestazione ha scosso il centro del potere americano mercoledì pomeriggio. Decine di reporter hanno abbandonato il Pentagono, riconsegnando i propri tesserini. Hanno rifiutato di accettare le nuove norme imposte dal Dipartimento della Difesa. Non si è trattato di una scenata, ma di un’azione collettiva, ordinata ma dirompente, a protezione della libertà di stampa. Le nuove disposizioni, volute dall’amministrazione Trump e appoggiate dal segretario alla Difesa Pete Hegseth, richiedono un’approvazione preventiva per certe notizie e restringono i contatti diretti con il personale militare.

protesta pentagono ph ig

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Una rottura senza precedenti

Se per il governo questa è una questione di “buon senso”, per la stampa rappresenta un grave regresso nella trasparenza democratica. La reazione dei media è stata compatta: nessuna delle maggiori testate americane ha voluto sottoscrivere la direttiva. Dalla CNN al New York Times, passando per il Wall Street Journal e Fox News, il fronte del rifiuto è stato quasi totale.

L’abbandono simbolico

Poco prima dell’orario stabilito per l’abbandono, i corridoi del Pentagono si sono riempiti di scatoloni e documenti. I reporter hanno svuotato le loro stanze in silenzio. Verso le 16, un gruppo di circa cinquanta giornalisti ha attraversato unitamente i cancelli dell’edificio. Alcuni hanno postato sui social immagini e messaggi di solidarietà; altri hanno solo lasciato un badge e uno sguardo determinato. Tutti, comunque, hanno manifestato la medesima convinzione: la libertà d’informare non è negoziabile. “Se la verità deve passare al vaglio dell’autorità, non è più verità”, ha scritto una reporter veterana, ottenendo migliaia di condivisioni.

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Pentagono PH Pinterest

La sfida futura della stampa

Il segretario Hegseth ha giustificato la mossa come necessaria per la sicurezza nazionale, ma la spaccatura tra l’amministrazione e i media sembra ora insanabile. Per i cronisti che hanno documentato per anni la vita interna al Pentagono, perdere l’accesso fisico costituisce una sfida immensa: significa meno contatti diretti, minori opportunità di osservazione e maggiori difficoltà nelle verifiche. Nonostante ciò, nessuno accenna alla resa. Le redazioni stanno già attivando nuove reti di comunicazione esterne, determinate a proseguire nel racconto dell’esercito e delle sue decisioni con l’identico rigore. Nel parcheggio del Pentagono, tra le scatole accatastate e le luci del tramonto, rimaneva l’immagine di una professione che rifiuta i bavagli. Un gesto silenzioso ma incredibilmente potente, un atto di lealtà a un principio superiore al privilegio di possedere un pass. Un giornalista può perdere un ufficio, ma non la propria libertà. E quel pomeriggio, a Washington, la libertà aveva il volto di chi si allontanava senza rimpianti.

A cura della redazione

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