La proposta di legge shock di introdurre una tassa fissa di cinque euro su ogni pacchetto di sigarette sta accendendo un acceso dibattito nel mondo politico, economico e sanitario. A lanciare l’iniziativa, accompagnata da una raccolta firme a livello nazionale, sono AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Umberto Veronesi e Fondazione AIOM. L’obiettivo dichiarato è reperire nuove risorse per il sistema sanitario pubblico e, al contempo, ridurre i consumi di prodotti da fumo, ancora oggi responsabili di oltre 70 mila decessi ogni anno in Italia.
Impatto economico e potenziali criticità

Ragazzino che fuma PH Pinterest
Un aumento di cinque euro a pacchetto rappresenterebbe un rincaro medio del 60-80% rispetto ai prezzi attuali, con conseguenze dirette sulla spesa dei fumatori e sull’intero mercato del tabacco. Secondo i promotori, la tassa potrebbe generare miliardi di euro di entrate aggiuntive da destinare a prevenzione, ricerca e cure oncologiche, in un momento in cui la sanità pubblica fatica a mantenere livelli adeguati di finanziamento. L’accisa, nelle intenzioni dei sostenitori, non sarebbe soltanto una misura fiscale ma un vero e proprio investimento sociale. Gli economisti, tuttavia, sottolineano le potenziali criticità. Un’imposta di tale entità potrebbe incentivare il contrabbando e il mercato nero, già in crescita negli ultimi anni, con il rischio di erodere le entrate fiscali e danneggiare la rete dei rivenditori legali. Inoltre, il peso della tassa sarebbe regressivo: colpirebbe in modo sproporzionato i redditi più bassi, tra cui si registra la maggiore incidenza di fumatori. Ciò potrebbe tradursi in un effetto sociale complesso, dove il messaggio di salute pubblica si scontra con la realtà economica quotidiana.
Una “tassa shock” per un cambiamento culturale?
L’Italia, secondo gli osservatori, destina ancora troppo poco alla prevenzione rispetto alla media europea, e un gettito vincolato proveniente da un’accisa sul fumo potrebbe rappresentare una fonte stabile e dedicata. Tuttavia, la sostenibilità a lungo termine di tali entrate dipenderebbe dal comportamento dei consumatori: se la tassa funzionasse come deterrente e il numero di fumatori calasse rapidamente, le entrate fiscali ne risentirebbero, rendendo il meccanismo meno prevedibile nel tempo. La proposta di legge, definita da alcuni una “tassa shock”, punta a suscitare un cambiamento culturale. Il messaggio delle fondazioni promotrici è chiaro: ogni sigaretta ha un costo sanitario e sociale che oggi grava sulla collettività. Trasferirne parte al consumatore significherebbe, nelle loro intenzioni, responsabilizzare i cittadini e finanziare direttamente la lotta contro le malattie legate al fumo. Resta ora da vedere se il Parlamento e l’opinione pubblica accoglieranno questa visione come una necessità etica o come un ulteriore peso economico in un periodo di inflazione e rincari generalizzati.
A cura di Dario Lessa
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